Perchè, filosoficamente, il multipolarismo è da preferirsi al monopolarismo del dollaro. Nella prima puntata di “Dissento dunque sono”, la rubrica di Diego Fusaro in esclusiva su Pandora tv, il filosofo espone le ragioni filosofiche per cui è auspicabile un mondo in cui agiscano più forze piuttosto che un’unica superpotenza.

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Diego Fusaro interviene a “La gabbia” e espone per quali ragioni sta dalla parte della Russia di Putin. (16-9-2015)

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Un tempo il potere doveva reprimere il dissenso, il totalitarismo contemporaneo opera invece in modo che il dissenso non possa nemmeno più costituirsi. Il risultato è un conformismo di massa, un consenso planetario che nega alla radice il costituirsi del dissenso.

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«Contrariamente a quello che ripetono le ideologie dominanti, dal 1989 in poi non si è schiusa un’epoca di libertà universale, a meno che per libertà universale non si intenda la società di mercato e per democrazia il dominio di una società ormai totalmente piegata sulla forma merce e sull’economia finanziaria».

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«Si parla spesso di globalizzazione ma è un termine che vuol dire ben poco, bisognerebbe parlare di globaritarismo, cioè di totalitarismo che mira a uniformare il pianeta. La globalizzazione corrisponde ad un movimento in cui la forma merce e l’economia di mercato mirano a saturare il pianeta«

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Diego Fusaro propone e commenta una citazione, da un testo di Lenin datato 1915, che potremmo definire profetica: «Gli Stati Uniti d’Europa in regime capitalistico sarebbero o impossibili o reazionari. I tal senso Gli Stati Uniti d’Europa sarebbero possibili solo come accordo tra i capitalisti europei».

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L’annientamento delle differenze simboliche operato dal neoliberismo si accanisce anche sul cibo, nel tentativo di imporre un unico menù globalizzato.

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«Perfino quando in mezzo a loro serpeggiava il malcontento, il che talvolta pure accadeva, questo scontento non aveva sbocchi, perché privi com’erano di una visione generale dei fatti, finivano per convogliarlo su rivendicazioni assolutamente secondarie. Non riuscivano mai ad avere consapevolezza dei problemi più gravi.»

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